Referendum, le analisi di voto dai territori
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Foto: Imagoeconomica
Chiuse le urne alle 15:00 di ieri, lunedì 9 giugno, sono arrivati i commenti dal territorio, le analisi di voto, i ringraziamenti alle tante e ai tanti militanti che hanno dato tutto per la campagna, a chi ha votato.
Campania, Ricci; “Un buon dato nella nostra regione, Napoli città coinvolta nei processi democratici”
“È un buon dato quello che caratterizza il voto ai referendum in Campania. Significativi i risultati, con oltre il 50% di votanti, a Volla e oltre il 40% a Portici, San Giorgio a Cremano e Pomigliano. Napoli, con il 31%, si conferma una città molto coinvolta nei processi democratici rispetto a molte aree della regione, registrando un dato superiore a quello nazionale. Nel 2021, in occasione delle Comunali, si recarono alle urne il 33,72% degli aventi diritto e si votava in due giorni”. Così il segretario generale della Cgil Napoli e Campania, Nicola Ricci, commentando l’esito dei referendum su lavoro e cittadinanza.
“Non aver raggiunto il quorum – sostiene Ricci – non è una ‘sonora sconfitta’, come vuole far credere quella parte politica che le ha tentate tutte in queste settimane mettendo in campo persino la Presidente del Consiglio. Insieme a tante associazioni e partiti politici abbiamo rinvigorito la democrazia, abbiamo fatto un’esperienza importante, conosciuto tanti giovani impegnati nel civismo attivo e nelle realtà che operano nel sociale, ribadendo che votare è sempre il vero atto rivoluzionario da fare in un Paese democratico”.
“Questo voto e il consenso ricevuto – continua Ricci – ci consegnano una nuova consapevolezza: ci spingono, con la coerenza delle battaglie e delle proposte di questi anni, a fare di più. Va ricordato che la Cgil per la prima volta si è misurata su un terreno squisitamente elettorale e grazie alle alleanze con i movimenti e le associazioni, le sinergie con la politica e le battaglie per la pace e contro l’autonomia differenziata, questo voto referendario ha rimesso il lavoro al centro di un nuovo modello economico e sociale. Il voto di milioni di italiani e quello registrato a Napoli e in Campania ci incoraggia a lavorare contro la disaffezione e l’indifferenza, ma soprattutto a incalzare questo governo affinché si affrontino in modo serio e partecipato i tanti problemi del mondo del lavoro e i tanti bisogni inascoltati”.
Emilia-Romagna, Bussandri: “Nessuna forza sociale o politica vanta dato simile”
“Abbiamo perso perché il quorum non lo abbiamo raggiunto e quindi non abbiamo raggiunto nemmeno lo scopo che c'eravamo prefissati. Non saranno abrogate le norme, nefaste per i lavoratori e per il mondo del lavoro, che ci eravamo prefissi di abrogare”. Lo ha detto il segretario della Cgil Emilia-Romagna Massimo Bussandri, analizzando in conferenza stampa a Bologna i dati del referendum.
Bussandri, però, invita ad analizzare l’affluenza del 38% in regione: “Corrisponde più o meno a 1,28 milioni di elettori. Di questi, la stragrande maggioranza sui quattro quesiti che riguardano il lavoro ha votato sì. Più di 1,1 milioni di emiliano-romagnoli ha votato sì sui quesiti del lavoro e quindi ha condiviso il progetto della Cgil di rimettere al centro del modello di sviluppo di questo Paese l’idea di un lavoro stabile, tutelato, sicuro e non ricattabile. Sono un terzo secco dell’elettorato, cioè dei cittadini maggiorenni del territorio emiliano romagnolo”.
In altri termini, 200 mila elettori in più di quelli che elessero Michele de Pascale a novembre. “Più di un cittadino emiliano-romagnolo maggiorenne su tre condivide la nostra idea di trasformazione sociale – afferma Bussandri – e non è solo la classe lavoratrice che noi organizziamo, perché in quel dato ci sono 300 mila cittadini emiliano-romagnoli in più rispetto al numero di iscritti che ha la Cgil Emilia-Romagna”. Si tratta, per il leader regionale del sindacato, “di un dato certificato di valori condivisi che credo in questo momento nessuna forza sociale o politica possa vantare né dentro né fuori da questa regione” e quindi di “un patrimonio che in qualche modo ci carica di responsabilità”.
Lazio, Di Cola: “Una grande prova di democrazia”
“È stata una grande prova di democrazia. Nel Lazio più di una persona su tre si è recata alle urne, parliamo di quasi 1,5 milioni di persone, con un’affluenza superiore alla media nazionale e poco al di sotto delle ultime elezioni regionali del 2023. In diverse sezioni del Lazio si è superato il quorum, a Roma sono state più di 50. A Roma e nel Lazio ci siamo mobilitati con migliaia di assemblee, iniziative e volantinaggi dando forza e speranza a tantissime persone. Grazie alla partecipazione delle persone rimesso al centro del dibattito politico ed economico le questioni delle lavoratrici e dei lavoratori. Adesso continueremo a mobilitarci, insieme, per cambiare le leggi ingiuste che ci sono nel nostro Paese e per aumentare i diritti delle persone dentro e fuori i luoghi di lavoro”. Così, in una nota, la Cgil di Roma e del Lazio.
Liguria, Calà: “Grande partecipazione democratica per la dignità del lavoro e il diritto di cittadinanza”
“La Liguria è tra le regioni italiane dove maggiore è stata la partecipazione al voto e dove i sì hanno nettamente superato i no, dimostrando come le ragioni alla base dei quesiti per un lavoro più stabile e sicuro sono state comprese e sostenute dai cittadini”. Così Maurizio Calà segretario generale Cgil Liguria commenta l’esito referendario.
“Quando abbiamo deciso l’utilizzo dello strumento referendario sapevamo che si trattava di una strada complicata in un paese dove a stento vota il 50% degli italiani. Pur non avendo raggiunto l’obiettivo, che era quello di abrogare quelle leggi, la grande partecipazione al referendum indetto dalla Cgil e sostenuto da tante associazioni e dalla maggioranza dei partiti di opposizione, ha raggiunto in Liguria la percentuale del 35,07 pari a circa 415 mila liguri”.
Il dato supera di gran lunga quello dell’ultima tornata referendaria (referendum del 2022 sulla giustizia presentato dal centro destra) dove la Liguria si è fermata al 28,20 per cento e l’Italia al 20,94 per cento (primo quesito), anche questa percentuale ben lontana dall’attuale che va oltre il 30 per cento.
“Il merito di questi referendum è quello di aver riportato il Paese e le forze politiche a parlare di lavoro: riportare al centro dell’attenzione i problemi importanti che ha oggi il lavoro, dalla precarietà ai bassi salari, da salute e sicurezza alla dignità del lavoro sui licenziamenti, non era affatto scontato ed è un gran risultato che dovrebbe far riflettere le forze politiche e di governo a essere conseguenti alla volontà espressa da circa 15 milioni di cittadine e cittadini italiani”, continua Calà.
Per la Cgil da qui non si torna indietro e la battaglia sul lavoro e sulla cittadinanza continua: “Voglio esprimere un ringraziamento particolare a tutti coloro che ci hanno dato una mano dalle nostre delegate e delegati ai militanti a chi, nelle piazze, nelle assemblee e in tutte le iniziative che abbiamo messo in campo con il mondo dell’associazionismo e con alcune forze politiche sono stati con noi sin dal primo momento e ci hanno accompagnato sino a oggi. Abbiamo portato alle urne milioni di cittadini: è stata una grande prova di democrazia in un Paese dove tragicamente si vota sempre meno, ma che deve tornare a valorizzare partecipazione e voto come grandi espressioni democratiche perché è solo attraverso di esse che le condizioni delle persone possono essere cambiate”, conclude Calà.
Marche, Santarelli: “Quasi un terzo dei marchigiani ha aderito ai referendum”
“Quasi un terzo della popolazione marchigiana (32,71%) in età di voto ha inteso con il voto aderire ai referendum della Cgil sui quattro quesiti sul lavoro e al quinto sulla cittadinanza. Sono stati mesi straordinari di partecipazione, un percorso entusiasmante di impegno politico e civile, di militanza. Siamo la quinta regione in Italia per livello di votanti, dopo Toscana, Emilia-Romagna, Liguria e Piemonte”, è il commento di Giuseppe Santarelli, segretario generale Cgil Marche, analizzando il voto del referendum nelle Marche. Che, aggiunge, “chiudono al 32,7%. Alle Europee, hanno votato in totale 657 mila persone, alle politiche 762 mila. Quindi, siamo ampiamente sopra il 50% dei votanti nelle precedenti tornate”.
Sono stati “mesi di enorme partecipazione, di dibattiti e di confronti – continua –. La stessa cosa non possiamo dire di chi ha invitato dall’alto del ruolo istituzionale che rappresenta al non voto: chi rappresenta le istituzioni democratiche non può invitare al non voto. Ce ne ricorderemo alle prossime elezioni regionali”.
Per Santarelli, “abbiamo chiesto un voto per qualcosa, per un’idea di società, per un’idea di lavoro e non per qualcuno, come invece siamo abituati a vedere da troppo tempo. Credo che questo sia stato colto, forse non pienamente, ma se abbiamo portato a votare oltre 400 mila persone, vuol dire che abbiamo riportato al voto una parte degli oltre 370 mila marchigiani che ormai stabilmente non votano più”. E ancora: “Sapevamo che il raggiungimento del quorum sarebbe stato un obiettivo altissimo da raggiungere, non l’abbiamo raggiunto, quindi non possiamo che esserne delusi e dispiaciuti. La flessibilità non è solo uno strumento per massimizzare il profitto ma è stato ed è un progetto per ridisegnare i rapporti di forza sociali e politici, per indebolire le persone, per privarle della libertà, per escluderle dalla vita sociale e politica”. Per questa ragione “continueremo a lottare per una società più giusta o lo faremo anche per i milioni di cittadine e cittadini che ci hanno dato fiducia con il voto”.
Secondo Santarelli, “esiste un valore anche quando non si vince perché da questa esperienza è scaturita umanità, abbiamo costruito un’identità capace di avvertire una comunanza di destino, dove si può fallire e ricominciare senza che il valore e la dignità siano intaccati”.