Dati ISTAT su prezzi al consumo MARZO 2023

L’andamento inflattivo a Marzo 2023 si attesta al +7,7% su base annua. In calo rispetto al mese precedente (+9,1%) ma ancora troppo alto per le famiglie italiane e nel confronto con il livello medio dell’area Euro che a marzo registra un +6,9%.
Il parziale calo inflattivo che è trainato dalla discesa dei prezzi dei beni energetici (tutti in netto calo), potrebbe essere superiore ma è, in buona parte, controbilanciato da alcuni rincari che precedentemente erano stati giustificati con il caro energia, adesso per la siccità, ma che in realtà risentono fortemente dell’aumento eccessivo dei profitti e probabilmente di meccanismi speculativi. Non è un aspetto indifferente, la quota più alta dei rincari riguarda i generi alimentari, i prodotti per la cura della casa e della persona. Infatti, i prezzi del cosiddetto “carrello della spesa” restano ad un altissimo +12,7%. Per i soli beni alimentari la media a marzo (alimentari non lavorati e lavorati) è del +12,9%.

Aumenti che hanno già inciso su quantità e qualità dei consumi e i cui effetti verificheremo ulteriormente con i prossimi dati Istat sul commercio al dettaglio. Come è noto, l’inflazione è una tassa diseguale che colpisce maggiormente le famiglie
più povere. I prodotti con il più alti livelli di rincaro, assorbono gran parte del reddito disponibile di chi ha meno risorse e quindi pesano molto di più, ingiustamente, su
queste famiglie, divenendo insostenibili per i più poveri. E’ un bene che l’inflazione cali anche se lo fa troppo lentamente, lasciando prevedere per il 2023 un dato medio ancora alto; ma la lettura mensile dei dati propone –invece- un accentuarsi di diseguaglianze per classi di reddito che bisogna denunciare e sul quale occorrono immediatamente adeguati interventi.


 

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