Commento dati ISTAT Occupati e disoccupati Marzo 2019

I dati Istat di Marzo 2019 su "Occupati e disoccupati" segnalano una crescita dell’occupazione, rispetto al trimestre precedente di +46 mila unità (occorre sempre considerare le tradizionali differenze fra l’ultimo e il primo trimestre dell’anno relativo a cessazioni ed attivazioni), mentre su base annua l’aumento è di +114 mila unità.

Una crescita non particolarmente consistente, ma comunque un aumento. Ma di che occupazione si tratta dal punto di vista della qualità?

I dipendenti a termine sono ormai stabilmente sopra i 3 milioni e, sempre nell’ultimo anno, con una crescita superiore all’aumento del totale dei dipendenti (+65 mila contro +63 mila) e un calo –quindi- dei dipendenti permanenti.

I contratti a part time, prevalentemente involontari, sono quasi 2 milioni e 800 mila e rappresentano oltre il 64% sul totale del part time. Sono due fra i principali fattori che, rispetto al quarto trimestre 2008, vedono nello stesso periodo del 2018 ancora un numero di ore lavorate inferiore del 5,51% (-1,32% tra i dipendenti e -14,11% fra gli indipendenti).

Se la quantità del lavoro aumenta leggermente, la sua qualità peggiora dunque sensibilmente e a questo potremmo aggiungere il dato relativo a chi ha un impiego inferiore al titolo di studio, elemento che porta tanti giovani italiani ad emigrare verso altri paesi.

Di particolare rilievo è anche il raffronto fra le classi di età. Nell’ultimo anno fra gli occupati ultracinquantenni l’aumento è di +210 mila unità, conto un calo di -158 mila nelle classi di età fra 25-49 anni e un aumento di +63 mila fra 15-34 anni.

Se è lecito pensare che la maggioranza dell’aumento dei lavori a termine si concentri nella classe di età più giovane, la dinamica futura fra gli ultracinquantenni andrà verificata con l’entrata in vigore effettiva della cosiddetta “Quota 100”, così come il relativo tasso di sostituzione.

Aumenta inoltre, in modo quasi analogo a quello dei dipendenti, il numero degli indipendenti (+51 mila) e qui sono in parte già visibili gli effetti delle nuove norme fiscali relativi alle Partite Iva.

Per quanto riguarda la disoccupazione, il dato, pur in diminuzione nell’ultimo anno ( -208 mila unità), continua ad attestarsi al 10,2 %, ben al di sopra del dato dell’Eurozona (7,7%) e mantenendo una percentuale sopra il 30% per i più giovani. Va inoltre considerato, e non è un fatto positivo, che nell’ultimo anno si è sostanzialmente arrestata la diminuzione degli inattivi e la loro emersione alla ricerca di lavoro.

Fulvio Fammoni

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