Commento dati ISTAT Conti economici I° trim. 2020” Maggio 2020

Peggio del previsto. Non può che iniziare così il commento sui dati dei conti economici del I° trimestre del 2020.

Il PIL è infatti diminuito rispetto al trimestre precedente di ben -5,3% lo 0,6% in più di quanto previsto nella stima preliminare del mese scorso.

Aveva fatto notizia che l’Italia, il paese più colpito dalla pandemia in Europa avesse avuto un risultato molto negativo ma migliore di quello della Francia, adesso i dati definitivi tornano ad avvicinarsi. Il rapporto con la media del PIL dei paesi dell’area euro, che si attesta al -3,8%, resta però per noi decisamente peggiore.

La variazione a questo punto acquisita per il 2020 è già del -5,5%, perché già l’ultimo trimestre del 2019 si era chiuso in rosso.

Questo è un primo punto importante da analizzare. Nel risultato odierno riscontriamo i primi effetti della pandemia nel mese di marzo, ma l’economia italiana era già precedentemente in difficoltà.

Lo scorso anno la crescita era stata piatta, la produzione industriale in costante decremento, l’occupazione in rallentamento e le ore lavorate in calo.

Profondi cambiamenti erano quindi necessari per l’economia italiana, per cui è sbagliato parlare solo di “riapertura”, come fa una parte del mondo imprenditoriale. Servono invece profondi cambiamenti del modello produttivo, sociale, di tutela e valorizzazione dell’occupazione, anche perché Istat nell’Audizione parlamentare di ieri, ha stimato per maggio un calo di circa 350mila occupati.

Nello specifico, rispetto al trimestre precedente tutti gli indicatori sono in calo. Frenano i consumi e le spese delle famiglie, soprattutto sprofondano gli investimenti (-8,1%). Sono diminuite le importazioni ma, in particolare, dopo molto tempo, sono calate le esportazioni per l’effetto mondiale della pandemia.

Unico dato in controtendenza, quello delle scorte, presumibilmente per i dati relativi ai mesi di gennaio e febbraio ma che purtroppo torneranno a calare già dal prossimo trimestre.

L’industria ha complessivamente il decremento più rilevante (-8,1%), mentre nei servizi che calano del -4,4% il problema è grande nel settore del commercio, trasporto e ristorazione (-9,3%).

Purtroppo, l’andamento della pandemia e dell’economia nei mesi successivi, lascia prevedere un secondo trimestre ancora peggiore. Lo testimonia anche il dato Istat su Fiducia consumatori e imprese di maggio. La fiducia è da tempo considerata uno dei fattori principali per l’andamento economico e sociale dei paesi. Il calo a maggio è brusco e le componenti principali sono legate alla situazione economica e al timore di crescita della disoccupazione.

E’ evidente quindi che, se l’aspetto fondamentale per dare fiducia nel futuro, rimane quello sanitario, è necessaria anche una immediata e credibile inversione di tendenza rispetto all’economia, con scelte non solo adeguate e concrete, ma percepite come rapidamente realizzabili.

E’ giusto quindi insistere contemporaneamente sulla quantità e qualità dei nuovi interventi, così come sulla loro tempestività, a partire da investimenti in quantità e qualità straordinari, che generino ripresa produttiva e nuova occupazione e per i quali sarà decisiva la positiva attuazione del Recovery fund europeo.

 

Fulvio Fammoni

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